Una costante, un’invariante, non è definita tanto dalla permanenza e dalla durata, quanto dalla funzione di centro, sia pur relativo. Nel sistema tonale o diatonico della musica, le leggi di risonanza e d’attrazione stabiliscono centri che risultano validi in tutti i modi e che appaiono dotati di stabilità e potere attrattivo. Questi centri sono dunque organizzatori di forme distinte, distintive, chiaramente stabilite nel corso di determinate porzioni di tempo. Si tratta di un sistema centrato, codificato, lineare, di tipo arborescente. È vero che il «modo» minore, in virtù della natura degli intervalli e della stabilità minima degli accordi, conferisce alla musica tonale un carattere fuggitivo, sfuggente, decentrato. Esso è quindi caratterizzato dall’ambiguità che consiste nell’essere sottomesso a operazioni che lo allineano sul modello o sul campione maggiore, e di far valere nondimeno una certa potenza modale irriducibile alla tonalità, come se la musica si mettesse in viaggio e raccogliesse tutte le ricorrenze, i fantasmi d’Oriente, le contrade immaginarie, le tradizioni d’ogni dove.

GILLES DELEUZE / FÈLIX GUATTARI, Mille piani