L’amore fa intendere l’uno per l’altro e gioca su due tavoli. E’ così che l’amore ha potuto fondare la sua mitologia in Occidente diventando il tema banale e ciarliero – il tema frastornante – che conosciamo. […] Abbiamo sacrificato così tanto all’amore, per comodità, perché esso si presta alle peripezie dell’intrigo, perché il suo racconto è accattivante e le sue grandi parole sonore – mentre il percorso dell’intimità è estremamente discreto. L’amore è esclamativo, superlativo, mentre l’intimità vive appartata e tace. […] Perché ‘amore’ è una parola grossa, fa sì che presto ci si metta in posa; si entri in un ruolo: l’innamorato “intirizzito”, l’amante “sazio”. E’ la parola facile, ovvia, la parola appresa, la parola feticcio che affiora facilmente alle labbra, ma che tradisce, con il suo effetto di annuncio, ciò che è effettivamente iniziato.
FRANÇOIS JULLIEN, Sull’intimità, Lontano dal frastuono dell’amore