Perché faccio teatro? Me lo sono chiesto spesso e la sola risposta che ho saputo darmi fino ad oggi è senza dubbio di una scoraggiante banalità. Molto semplicemente perché la scena di teatro è uno dei luoghi del mondo dove sono felice. […] Per quanto mi riguarda, ho conosciuto solo nello sport di squadra, ai tempi della mia giovinezza, il potente sentimento di speranza e solidarietà che accompagna le lunghe giornate di allenamento fino al giorno della partita vittoriosa o persa.

Davvero, la poca moralità che conosco, l’ho appresa sui campi di calcio e le scene teatrali che resteranno le mie vere università. Ma per rimanere alle considerazioni personali, devo aggiungere che il teatro mi aiuta anche a sfuggire all’astrazione che minaccia qualsiasi scrittore. Proprio come ai tempi in cui facevo  giornalismo, preferivo l’impaginazione sul marmo della stampa in redazione, alla scrittura di questi tipi di sermoni che sono chiamati editoriali, allo stesso modo mi piace che a teatro, il lavoro si radichi nel guazzabuglio dei proiettori, delle passerelle, di tele e oggetti.

Non so chi l’abbia detto che per mettere in scena, si debba conoscere a braccio il peso della scenografia. È una grande regola dell’arte e amo questo lavoro che mi obbliga a considerare, insieme alla psicologia dei personaggi, la posizione di una lampada o di un vaso di geranio, la grana di un tessuto, il peso e il rilievo di una scatola che deve essere portata in torre scenica. […]

Ecco, penso che ci siano abbastanza motivi personali per cui concedo al teatro un tempo che rifiuto ostinatamente alle cene in città e al mondo dove ci si annoia. Sono delle ragioni da uomo, ma ho anche delle ragioni d’artista, vale a dire, più misteriose.

In primo luogo, trovo che il teatro sia un luogo di verità. Si dice generalmente che sia il luogo dell’illusione. Non è vero. È piuttosto la società che vive d’illusioni e voi incontrerete sicuramente meno commedianti sulla scena che in città. In ogni caso, prendete uno di questi attori non professionisti che appaiono nei nostri saloni, nelle nostre amministrazioni o più semplicemente nelle nostre sale prova. Metteteli su questo palcoscenico, in questo punto esatto, puntate su di lui 4000 watt di luce, e la commedia allora non reggerà, lo vedrete tutto nudo, in un certo modo, nella luce della verità. […]

E degli esseri che ho conosciuto bene e da lungo tempo nella vita, così come sembravano di essere, sono abbastanza sicuro che li conoscerei davvero a fondo solo se mi facessero la cortesia di volere provare e recitare con me i personaggi di un altro secolo e di un’altra natura. Coloro che amano il mistero dei cuori e la verità nascosta degli esseri, è qui che devono venire è qui che la loro insaziabile curiosità può essere in parte soddisfatta. Sì, credetemi, per vivere nella verità, recitate la commedia!

ALBERT CAMUS, Intervento sul teatro (12 maggio 1959)