Contro il privilegio che i greci hanno accordato alla vista e all’ occhio dell’anima, quando i nostri occhi non vedono più è il nostro orecchio (che è anche un orecchio dello spirito) che bisogna formare, che dobbiamo imparare a esercitare per entrare nella percezione globale e continua dei processi. Tutto quello che non viene percepito nel suo cammino ci investe tanto più violentemente. Oppure, detto al contrario, l’evento è tanto più sonoro quanto più la trasformazione che l’ha prodotto è stata discreta ed è avanzata senza alcuna allerta. Non è forse una trasformazione silenziosa tutto ciò che si definisce con quel termine, che sembra il più neutro ma è in verità così pesante e poco sottile, opaco, che è “realtà”?

 

FRANÇOIS JULLIEN | Essere o vivere. Il pensiero occidentale e il pensiero cinese in venti contrasti.