«Se in gioventù la figura di Offenbach ricordava uno dei personaggi di E.T.A. Hoffmann, era perché egli con le sue danze era passato sopra all’aspetto demoniaco del mondo con un’allegria a sua volta demoniaca. In effetti Offenbach era uno spirito dell’aria ormai caduto, che aveva dovuto arrendersi agli spiriti della terra. Un giorno aveva creduto di potersi burlare di loro e senza che loro potessero fermarlo aveva superato con la sua musica da operetta tutti i loro ostacoli». (Siegfried Kracauer)
Offenbach morì a Parigi il 5 ottobre 1880 riuscendo a portare a termine Les contes d’Hoffmann (libretto di Jules Barbier), ma lasciando incompleta l’orchestrazione. Il brano seguente chiude l’opera con l’ingresso della Musa che introduce lo struggente coro conclusivo.
Des cendres de ton cœur réchauffe ton génie, dans la serenité souris à tes douleurs! La Muse apaisera ta souffrance benie, ta souffrance, ta souffrance benie…On est grand par l’amour et plus grand par les pleurs |
Dalle ceneri del tuo cuore scalda il tuo genio, nella serenità sorridi ai tuoi dolori! La Musa acquieterà la tua sofferenza benedetta, la tua sofferenza, la tua sofferenza benedetta… Si è grandi per l’amore e più grandi per i pianti |