Che un giorno, uscendo dalla terribile visione,
io canti con gioia ad angeli accoglienti.
Che nessuno dei netti, martellanti battiti del cuore
cada su corde stanche, incerte o sul punto di spezzarsi.
Che il mio viso inondato
mi renda più splendente; che la banalità del pianto
fiorisca. Come mi sarete care, allora,
notti angosciose. Vi avessi sopportato di più, in ginocchio
sorelle sconsolate, mi fossi abbandonato di più
nei vostri capelli disciolti. Noi, scialacquatori di sofferenze.
Impegnati come siamo ad indovinarne, nella triste durata,
la possibile fine.
RAINER MARIA RILKE, X Elegia, Elegie Duinesi