«Mi sono svegliata affamata.
Erano secoli che non mangiavo e avevo fame di terra, di continenti, di tempeste e di tumulti. Un appetito vorace di profumi mi stringeva il ventre – sale sulla pelle, resina dei grandi abeti neri, erba tenera falciata in primavera -. Avevo voglia di mordere la carne cruda di un pesce, di ascoltare la sinfonia del mondo, di guardare per vedere veramente e farmi accecare dalla luce, di affondare le mani nella terra calda e nella gola umida dei lupi.
Tornare al mondo che gira e che ulula».
HÉLÈNE GRIMAUD, Lezioni private