«Il primato della voce rispetto alla parola o, se si vuole, la voce inarticolata, sta all’inizio di molte culture che riconducono, in vario modo, alla sfera acustica la presenza del divino. Come osserva Corrado Bologna, in uno studio che analizza a vasto raggio il tema della vocalità, nella tradizione indiana dell’Upàniṣad “la sillaba OM, lasciata a lungo vibrare nei canali d’immissione e di emissione del soffio vitale, è espressione in forma di inarticolata “parola” di quella sonorità originale”. L’accostamento di voce e respiro, ambedue emessi dalla bocca e indizi inequivocabili – nel primo vagito – di una vita che nasce, è inoltre presente nelle cosmogonie sumero-babilonesi e in quelle egizie. Lo troviamo anche, come una sorta di traccia prefilosofica, nella religione greca, secondo la quale dio è soffio e vapore che escono dalle crepe della terra per farsi, mediante la voce roca della Pizia, parola».

ADRIANA CAVARERO, A più voci