Scrivere come atto di fedeltà

«È un atto di fede lo scrivere, e come ogni fede, di fedeltà. Lo scrivere richiede prima di ogni altra cosa di essere fedeli a ciò che chiede di essere tratto fuori dal silenzio […]. Lo scrittore non deve esibire se stesso, anche se da sé trae ciò che scrive. Trarre qualcosa da sé è tutto il contrario dell’esibire se stesso […]. La fedeltà, per essere conseguita, esige una totale purificazione dalle passioni, che devono essere messe a tacere per far posto alla verità. La verità ha bisogno di un grande vuoto, di un silenzio in cui prendere dimora senza che nessun’altra presenza si mischi alla sua, falsandola. Chi scrive, mentre lo fa, deve far tacere le proprie passioni e, soprattutto, la sua vanità».

María Zambrano, Verso un sapere dell’anima