O Solitude è una composizione di Henry Purcell scritta intorno al 1685 su un testo della poetessa inglese Katherine Philips, traduzione dei versi originali in francese di Marc-Antoine Girard, signore di Saint-Amant. Considerata il capolavoro musicale di Purcell, è, in realtà, uno dei capolavori in assoluto del barocco e di tutti i tempi. La perfezione stilistica dal punto di vista musicale, unita alla bellezza e alla profondità dei versi che accompagna, la rendono tale. Purtroppo, fa parte di un repertorio che l’Italia, rivendicando orgogliosamente il suo essere Paese del melodramma, ha sempre tenuto lontano dai programmi di studio per i cantanti – come tutta la liederistica romantica, d’altronde – confinandola in concerti e ascolti di “appassionati del genere”. Purcell stesso manca sistematicamente dai nostri teatri e dalle nostre sale da concerto, pur essendo un compositore gigantesco, segno della mancanza, se non altro, di fantasia, di chi organizza gli eventi musicali in Italia.
Testo:
O solitude, my sweetest choice!
Places devoted to the night,
Remote from tumult and from noise,
How ye my restless thoughts delight!
O solitude, my sweetest choice!
O heav’ns! what content is mine
To see these trees, which have appear’d
From the nativity of time,
And which all ages have rever’d,
To look today as fresh and green
As when their beauties first were seen.
O, how agreeable a sight
These hanging mountains do appear,
Which th’ unhappy would invite
To finish all their sorrows here,
When their hard fate makes them endure
Such woes as only death can cure.
O, how I solitude adore!
That element of noblest wit,
Where I have learnt Apollo’s lore,
Without the pains to study it.
For thy sake I in love am grown
With what thy fancy does pursue;
But when I think upon my own,
I hate it for that reason too,
Because it needs must hinder me
From seeing and from serving thee.
O solitude, O how I solitude adore!