«I farisei, i filistei, non devono leggere Nietzsche. Gli ipocriti della morale. I mistificatori dell’arte. Ma chiunque senta qualcosa di più che una frivola curiosità filosofica o letteraria; chiunque voglia davvero mettere in gioco la sua vita, la sua vita e la sua anima, con il supremo rischio morale del pensiero, deve leggere Nietzsche; deve ascoltare l’urlo straziante di quel terrore appena nato di Blake.
[…] Che i farisei, i filistei, lascino perdere Nietzsche. Noi non vogliamo abbandonarlo, completamente smarrito nella tenebrosa notte spirituale, nella notte eterna dei tempi, quella morte che si sussegue alla morte di Dio. Vogliamo chiedere al Nietzsche deicida perché ha ucciso Dio; e non il suo Dio, come se il suo Dio non fosse il nostro, ma il suo e il nostro, il nostro Dio. E se Nietzsche ci rispondesse che l’avevamo già ucciso noi e non avevamo il coraggio di confessarlo? Che cosa significa per l’uomo uccidere Dio? Quell’uomo, quell’altra donna, che lo stanno uccidendo sempre, tutti i giorni – e con tutta l’anima! -, nel loro cuore, nel loro pensiero, si scandalizzeranno per la tragica affermazione nietzschiana, per il grido che rompe la tragica allegria dolorosa dell’energumeno, intempestivo, blasfemo, deicida, immorale Nietzsche. E si faranno persino il segno della croce nell’ascoltare il suo nome maledetto! O ancora peggio, sorrideranno, indifferenti, dinnanzi alle parole deliranti del suo Zarathustra. Sorrideranno dell’Inferno».
JOSÉ BERGAMÍN, Fronteras infernales de la poesia, Taurus ediciones, Madrid 1959
(trad. di Manuela Moretti)