«Avevo passeggiato a lungo per Venezia. E passeggiando avevo capito perché il desiderio di venirci mi aveva assillata per tanto tempo. A Venezia, la città anadiomene, la musica era entrata nella pittura e la pittura aveva sposato il tempo delle nostre anime, la nostra esistenza interiore. Qui tutto dialogava, si rifletteva, luccicava, si rispecchiava, i cieli di Tiepolo negli spazi marini, nei canali e nei lunghi movimenti della musica il flusso cangiante delle nuvole. Venezia nera e rosa, immobile quando tutto intorno si muove, le cui acque dipingono nuvole in movimento sui soffitti dei palazzi e, così, avevo visto la stanza del Palazzo Vendramin in cui Wagner era morto nel 1883 e dal cui balcone, chino sul Canal Grande, aveva detto addio alla vita poche ore prima».

HÉLÈNE GRIMAUD, Lezioni private