Vi è ancora un cammino lì?

Se filosofare non è altro che indurre ogni volta una rottura, introdurre una distanza, provocare un effetto di dissociazione e avviare una dissidenza, è perché un tale scarto, aprendosi (quanto più si apre e si allarga), dischiude un nuovo accesso all’impensato. Insisto su questo gesto primario anche perché mi domando se attualmente non sia in pericolo – o se non sia già qualcosa di superato. […] Ebbene, al giorno d’oggi un pensiero che si smarca sarà anche solo tollerato? È un tema che circola da tempo, ripetitivo allo sfinimento, quello di protestare contro il “pensiero unico”… Ma ci si potrà davvero difendere dal pensiero unico se non si riesce più a ritrarsi, a separarsi, ad abbandonare domande imposte e stabilite (quelle che sembrano imporsi in tutta evidenza), se non ci si riesce a dissociare? O, per dirlo in positivo, se non si riesce ad aprire una via, tentare di passare là dove il terreno è sconosciuto e il sentiero non è battuto (vi è ancora un cammino lì?), dove la luce comune non penetra più?

FRANÇOIS JULLIEN, Essere o vivere