«In quale spazio vivono i nostri sogni? Qual è la dinamica della vita notturna? Il nostro sonno è veramente uno spazio di riposo? O non possiede piuttosto un movimento incessante e confuso? Difficile far luce su questi problemi, perché al mattino riusciamo a ritrovare solo qualche frammento della nostra vita notturna. Questi brandelli di sogno, questi ritagli dello spazio onirico, vengono collegati secondo gli schemi geometrici che si rifanno allo spazio chiaro della luce del giorno. Il sogno risulta perciò un’anatomia composta di parti morte. Va perduta in tal modo la possibilità di studiare tutte le funzioni della filosofia del riposo. Ciò che resta sono trasformazioni oniriche di cui non conserviamo che le tappe intermedie. Mentre è appunto la trasformazione stessa che fa dello spazio onirico il luogo privilegiato dei movimenti immaginati».
GASTON BACHELARD, Il diritto di sognare