Il monopolio del divertimento

Sistemi dittatoriali che dovevano ancora fare ricorso ai manganelli o alle minacce di liquidazione sono già deplorevolmente antiquati, in ogni modo sono incomparabilmente meno fatali di quelli che già possono contare sul divertimento. Fra le potenze che oggi si formano e deformano non ce n’è più neanche una la cui forza di formazione possa gareggiare con quella del divertimento. Il modo in cui noi oggi ridiamo, camminiamo, amiamo, parliamo, pensiamo o non pensiamo, persino il modo in cui oggi siamo disposti al sacrificio, tutto questo lo abbiamo imparato solo in minima parte nella casa paterna, nelle scuole o nelle chiese; ma piuttosto, quasi esclusivamente, attraverso la radio, i rotocalchi, i film o attraverso la televisione; in breve, attraverso il “divertimento”. Se quest’ultimo, in tempi precedenti, era stato soltanto una tra le molte “forze di formazione”, e certo non una delle più notevoli, ora ha rapidamente conquistato una posizione di monopolio.

GÜNTHER ANDERS, L’uomo è antiquato