La musica, pregustamento della natura

«La filosofia tedesca, soprattutto dopo Kant, rivendica il nome di filosofia del soggetto. Ma ci ha messo del tempo a riconoscere la musica come propria sorella. Regnava contro quest’ultima una diffidenza che difficilmente oggi facciamo fatica a comprendere. Le si rimproverava di indirizzarsi alla sensibilità più che alla ragione, di essere sprovvista del potere concettuale della poesia e del potere imitativo della pittura o della scultura, il che la collocava al gradino più basso della scala delle arti. Allo stesso tempo, affascinava per il rigore matematico delle leggi dell’armonia, tanto di spingere Leibniz a dire che era “exercitium arithmeticae occultum, nescientis se numerare animi” (l’esercizio d’aritmetica inconsapevole di uno spirito che non sa che conta). Ma lo stesso Leibniz saprà definire l’arte musicale in maniera meno formale, dicendo: “Proprio come nulla è più piacevole della meravigliosa armonia della natura, di cui la musica è soltanto un pregustamento ed una piccola evidenza”».

ERIC ROHMER, Da Mozart a Beethoven. Saggio sulla nozione di profondità della musica