Musica e sapere

Uno dei poteri più singolari della musica consiste nel suggerire all’ascoltatore un’impressione di «già visto» e di «già conosciuto», anche quando questi ascolta una musica per la prima volta. Si sa che questa impressione è rinnovabile in seguito; ma ogni volta che si torna a sentire quella frase musicale, non è la sensazione di riconoscere qualcosa che già conoscevamo che impressiona l’ascoltatore, bensì quella di ritrovare intatta l’emozione, prima ed enigmatica, di riconoscere subito qualcosa che non conoscevamo. La musica provoca così una sorta di presa di coscienza a posteriori di un sapere ancestrale e perenne, la rivelazione di una cosa vera e conosciuta da tutti, anche se questa deve passare, per farsi riconoscere, attraverso il canale dell’orecchio e dell’ascolto musicale: come se ci limitassimo a riproporre una stessa vecchia storia, che all’improvviso ci si rende conto che tutti sapevano e avrebbero potuto benissimo raccontarla a se stessi. Questa storia è quella dell’esistenza in generale, della quale la musica sembra conoscere in anticipo tutti i dettagli e i rischi. Tutto è già scritto su questo capitolo, a credere all’emozione musicale; e tutto ciò che accade o potrà avvenire è solo un insieme di varianti programmate una volta per tutte in un passato immemorabile.

CLÉMENT ROSSET, L’Objet singulier