Chi parla da solo è pazzo; ma chi canta da solo, come l’uccello, senza rivolgersi a nessuno, è semplicemente allegro. Non si “ascolta” un pianista che suona davanti al proprio pubblico, o un cantante che canta davanti a quel medesimo pubblico, come si “ascolta” un conferenziere che parla ai propri uditori: perché l’ascoltatore, per il conferenziere che lo guarda, è seconda persona, cioè l’indispensabile correlato dell’invocazione o dell’orazione; mentre, per il pianista seduto al piano, l’ascoltatore è terza persona […] resta al di fuori di quel soliloquio, ne è semplicemente testimone.
VLADIMIR JANKÉLÉVITCH, La musica e l’ineffabile