Tra materia e scrittura: Mahler e il ramificarsi della melodia
Venerdì, 27 novembre 2020 – ore 18:30
Live su Facebook e su Youtube
Carlo Serra, filosofo
dialoga con Guido Giannuzzi
Il movimento che apre la Prima Sinfonia di Gustav Mahler sollecita interrogativi inquietanti, a cominciare dall’indicazione espressiva “Come un suono di natura” posta all’inizio della partitura: con quel gesto, che crea un ponte fra gli aspetti più nascosti del mondo e il suono musicale, capace di svelarli, il compositore fa entrare l’ascoltatore nella dimensione più intima del farsi della natura, mettendolo di fronte alla sua voce più nascosta. La Prima Sinfonia deriva da un Lied composto nel 1884, Ging heut’ morgen übers Feld (Questa mattina andavo per i prati), un canto che affronta il topos dell’irraggiungibile bellezza del mondo, a cui l’uomo vorrebbe partecipare, ma che lo vede sempre bloccato su una soglia che non riesce a superare: il destino umano sembra così giocato dalle luminescenze di una natura che attrae, senza mai farsi penetrare sino in fondo. Come in un desiderio infinitamente differito, l’uomo è chiuso ora fuori, ora dentro alla natura, la subisce, senza poterla mai stringere. Partendo dalle indicazioni di Mahler, che racconta di voler trattare la forma melodica come una pianta in metamorfosi, secondo un celebre modello goethiano, Come suono di natura cerca di sviluppare una lettura filosofica della Prima tesaurizzando la traccia concettuale che le opere di Goethe e Schopenhauer hanno scavato nella formazione del compositore. Lavorando sulla funzione delle componenti melodiche nella scrittura della sinfonia il volume disegna un percorso ricostruttivo con l’intento di riportare Mahler nell’alveo della Bildung filosofica che caratterizza gli aspetti salienti della sua straordinaria pratica compositiva.
testo tratto da Come suono di natura di Carlo Serra