Un ritmo ci raccoglie e ci s-partisce nella prescrizione di un carattere. Niente soggetto senza la firma di questo ritmo, in noi prima di noi, prima di ogni immagine, di ogni discorso, prima della musica stessa. […] Il ritmo – la ripetizione spaziata di una percussione, la forza di iscrizione di una spaziatura – non appartiene né al visibile, né all’udibile, né alla figurazione spettacolare, né alla rappresentazione verbale, né alla musica, anche se le struttura insensibilmente.
JACQUES DERRIDA, Psyché. Invenzione dell’altro