CONTRONATURA – CARTOLINE INNATURALI DA NEW YORK
a cura di Pietro Molteni

Contronatura è una rubrica on-line all’interno del Festiva A due Voci 2023 composta da 4 brevi video e 4 articoli riguardo il tema Natura e Artificio.

QUARTA CARTOLINA – Rat Tour I roditori ci stanno generalmente simpatici. Criceti, scoiattoli, porcellini d’india, con occhietti e musetti fotogenici, fatti apposta per intenerire i vagabondi dei social network. Eppure con il ratto cambia tutto. Sarà il pelo ispido, le zampette veloci, il muso appuntito, quella coda grossa e nuda che si trascina dietro negli anfratti dei muri. Sembrano fatti apposta per farci saltare in aria quando ci attraversano la strada all’improvviso. Fosse un bel porcellino d’india peloso lo rincorreremmo felici, invece il ratto fa emergere in noi tutto il razzismo verso le specie animali. Perché è così, alcuni animali sono per noi figli o fratelli (non ditelo al signor Papa), altri sono nemici da annientare. Eppure gli animali disgustosi sono nettamente la maggioranza, basti pensare che secondo i calcoli esistono oggi 1,4 miliardi di insetti per ogni essere umano, fossero solo un po’ più grandi l’umanità vivrebbe nel terrore, e sarebbe impossibile essere animalisti. Nonostante questo, non sono gli scoiattoli, con la loro bella codona, ad attirare i turisti che pagano (proprio così, pagano) per andarli a scovare tra la spazzatura e i vicoli bui. Bensì proprio i ratti, quelli grassi, grossi e marroni, che proliferano nei tombini in colonie di migliaia di esemplari, uscendo in superficie solo di notte in cerca di cibo. Niente di più naturale di questo, nessun artificio, i milioni di ratti delle grandi città stanno lì a ricordarci che se abbassiamo la guardia qualcos’altro è pronto a rimpiazzarci. Il fenomeno del Rat Tour dimostra che probabilmente è vero che in America si possono fare i soldi con qualsiasi cosa, ma soprattutto dimostra come l’orrido, ciò che è spaventoso e sporco eserciti su di noi un fascino morboso. Chi non è mai rimasto ipnotizzato davanti ad un serpente o ad un grosso ragno in una teca? E similmente ci affascina una dozzina di topastri che corrono e squittiscono dentro un tombino. Perché, alla fine, la natura è soprattutto questo, qualcosa che ci inquieta e ci affascina al tempo stesso, disprezziamo i ratti ma in qualche modo riconosciamo di essere imparentati con loro. Si cerca di debellarli con tutta la nostra chimica e la nostra scienza, ma loro trovano il modo di tornare, perché non sono più deboli di noi (nel XIV furono loro a sterminarci e non il contrario). Quei milioni di occhietti nel buio ci dimostrano quanto sia stato difficile uscire dallo stato di natura e quanto sarebbe tremendo tornarci, condannando noi stessi ad una spettrale sopravvivenza.