Folk Songs

Il discorso strumentale ha una funzione precisa: suggerire e commentare quelle che mi sono parse le radici espressive, cioè culturali, di ogni canzone. Queste radici non hanno a che fare solo con le origini delle canzoni, ma anche con la storia degli usi che ne sono stati fatti, quando non si è voluto distruggerne o manipolarne il senso.

Luciano Berio scrisse queste note nel 1964 per le sue Folk Songs, un ciclo di undici brani, risultato dell’arrangiamento da parte dell’autore di canti popolari provenienti dalla tradizione orale di culture e Paesi diversi, come la Francia, la Sicilia, la Sardegna, gli Stati Uniti, l’Armenia e l’Azerbaijan. Musa di quest’opera fu Cathy Berberian, celebre cantante e moglie del compositore, anche se alla fine dello stesso anno i due si sarebbero separati, senza però interrompere il sodalizio artistico.

L’ultima canzone, Qalalıyam,  chiamata nella suite Song Azerbaijan Love, fu scovata da Berio e dalla moglie su un disco a 78 giri della Repubblica Socialista Sovietica dell’Azerbaijan. La Berberian imparò  a memoria i suoni, trascrivendo come meglio poteva quel vecchio vinile graffiato, senza capire cosa stesse cantando, poiché non sapeva una parola della lingua azera. Eppure, pur in questo suo grammelot, brano ed esecuzione sono convincenti, grazie anche alla vis interpretativa della Berberian. Certo, alla luce di questo fatto, sono quantomeno curiose le parole di Berio quando parla di “manipolazione del senso”…