Il discorso del tamburo: omaggio a Friedrich Nietzsche

Da molti giorni Zarathustra stava in silenzio. Still! Meine Wahrheit redet. Silenzio! Parla la mia verità. La verità del discorso, nel discorso. La verità è il discorso. Zarathustra entrò in scena, davanti alla folla, con il proprio corpo. Parlò sulla scena. Dalla scena Zarathustra parlò. Parola. Suono. Suono di parola. Danza-Parola-Suono. Per molti giorni Zarathustra era stato in silenzio, ma quando il silenzio fu pieno di parole, Zarathustra parlò, e parlò il discorso del tamburo:

“Il tamburo è un ponte tra la terra e il cielo! Il suo linguaggio riduce le contraddizioni del mondo alla loro semplice unità: suono e ritmo. Acqua e fuoco, fusione sonora da cui nasce il mondo!

“Il tamburo è il luogo di incontro di cielo e terra: esso è altare sacrificale, e come vorrei vedervi danzare di gioia sopra questo altare!

“Il tamburo imprigiona la luce nelle meravigliose architetture dell’universo, fa pulsare il fuoco dello spirito nelle acque primordiali!”

E Zarathustra suonò.
“E che cosa sono, dunque, queste acque primordiali? Null’altro che i ritmi dello scorrere del tempo. Il mondo primordiale non ha spazio, esiste unicamente nel tempo. “E che cosa sono, dunque, queste acque primordiali? Esse sono un mormorio, ecco cosa sono!

“Questo mondo, situato fra il tempo primordiale e il tempo presente, è il mondo del suono luminoso e del sogno. La musica è la pianta primordiale della creazione, che cresce rigogliosa senza una determinazione precisa; essa non conosce spazio e scorre unicamente nel tempo in modo primordiale. La musica non si lega alle idee, non è sistema o forma stabile. Essa può continuamente mutare, trasformare o smembrare la sua figura per ricomporla a volontà, come il drago antico che continuamente si trasforma!”

E Zarathustra cantò.

“Ma il danzatore no! Il danzatore non si trasforma nell’animale che imita e di cui assume il ritmo. Egli rimane un uomo perché l’assimilazione perfetta di un ritmo essenziale è possibile unicamente trasformando in sostanza propria il suono che soltanto il tamburo è capace di produrre! Per lo stesso motivo, nessun altro strumento può emulare il tamburo, perché tutti gli altri strumenti sono costretti a rivestire un certo ritmo con il mantello di una melodia! Per questo vi dico: Il tamburo è il vero re degli strumenti musicali!

“L’ultimo mistero del tamburo è però nascosto nel suo interno, nella cavità da cui il suono emana: essa significa il distacco del mondo sensibile e il riconoscimento che, nel loro più intimo fondo, tutte le cose sono un nulla. In quella cavità si trova l’origine delle cose, non perché il nulla le abbia generate, ma perché la cassa armonica riecheggia ciò che l’illusione o la volontà di vivere vi proietta contro! La volontà di vivere nasce dal desiderio insito in ogni spazio vuoto, in ogni cassa armonica, del desiderio di pienezza.

“Il corpo del tamburo-madre è, dunque, simultaneamente la culla e la tomba di ogni cosa.”

Al termine del discorso di Zarathustra, in un silenzio carico di presagi, si levò un invito da un uomo nella folla: “E ora, o sapiente, tu, conoscitore di te stesso! Danza per noi!” E Zarathustra ai suoi uditori:

“O uomini, che incerti poggiate i vostri piedi sugli incerti sassi di questo fiume, non vi è ancora chiaro che il mio discorso, già parola e musica, è per questo – e proprio per questo – danza?”