Una Voce – il gesto vocale nel repertorio contemporaneo

Sabato 17 Novembre
PINACOTECA CIVICA – ore 11:30       

Ljuba Bergamelli

 

La tradizione filosofica occidentale ha sempre relegato il ruolo della voce a tramite del pensiero, a mezzo per dare vita alla parola. In realtà, questo strumento di comunicazione ed espressione – ponte tra suono e senso/non-senso- di cui siamo dotati fin da quando veniamo al mondo, può essere pensato e vissuto, in quanto mistero e unicità, in una prospettiva differente : quella del corpo che siamo e non abbiamo.

Nel corso del Novecento l’atteggiamento verso il “problema voce” è cambiato perché è mutata l’attenzione per il corpo nella sua totalità, e la questione della voce è appunto una questione del corpo.

Una voce rimanda necessariamente al corpo da cui proviene e gli è indissolubilmente legata.

La voce è corpo ed esso è il suo strumento vivo: è l’unico strumento musicale ad avere a disposizione una materia vivente che è allo stesso tempo strumento e strumentista. Il gesto vocale permette di tradurre la corporeità in vibrazione, è quindi il corpo che viene fuori dalla voce.

L’atto vocale svela la sua natura di esperienza di un corpo vivente e polimorfo che diviene proiezione di sé nello spazio e ponte verso l’Altro.

Proprio per la complessità dei legami che la voce intreccia e rappresenta nella relazione con il corpo e la psiche, penso sia sempre necessario un approccio olistico, alla ri-scoperta della voce, che veda la persona nella sua soggettività e complessità.

Attraverso una vocalità allargata, che non pone confini di sorta, penso sia molto più autentica la scoperta di come la nostra voce ci appartenga e ci rappresenti, di come la voce non sia uno strumento che esiste a priori ma che esiste insieme a noi: la manifestazione di uno stato d’essere.

( Ljuba Bergamelli, tratto da Il teatro della Voce, ed. ETS)