Talismani sonori

«A, coccodrillo azzurro che emette un urlo piccante». «E, mi ricorda l’estate quando piacevo ad un mio amico e dicevamo sempre “eeeeee”». «I, una freccia che viene scoccata nell’immenso azzurro cielo e la sua velocità fa un suono magnifico». «U, una tribù di pellerossa che richiama la foresta». «O, pupilla di un leone bianco che corre nella savana».

Quelli che avete appena letto sono alcuni brevi frammenti estratti da “A occhi chiusi – omaggio ad Arthur Rimbaud”, il libro scritto dai 243 allievi della scuola media Magistri Intelvesi. Il progetto nasce a partire dall’idea di inserire “Voyelles”, il celebre sonetto di Rimbaud costruito intorno all’associazione sinestetica fra vocali e colori, all’interno di una lezione di fonetica. La fonetica è una branca della linguistica da cui i ragazzi di questa età si lasciano facilmente affascinare, se non altro perché permette loro di toccare con mano i segreti della voce e il modo in cui essa si articola nel corpo attraverso l’apparato fonatorio. Da questo punto di vista, la fonetica è dunque una disciplina molto vicina ad evocare scenari sinestetici. Infatti essa studia nello specifico i fenomeni invisibili attraverso i quali la materia organica produce qualcosa che dal punto di vista sensoriale appare estraneo ad essa: la voce.  Ogni suono della nostra voce ha una sua specifica modalità di articolazione, perlopiù basata sulle diverse tipologie di ostacolo che il nostro corpo è in grado di frapporre al flusso d’aria che fuoriesce dai nostri polmoni. I suoni più “liberi”, cioè quelli che che non incontrano ostacoli durante l’atto di fonazione, sono le vocali. Ciò che abbiamo realizzato con il laboratorio “A occhi chiusi” è stato innanzitutto il tentativo di esplorare il mondo della poesia utilizzando la fonetica delle vocali come mezzo di locomozione.

All’interno del laboratorio abbiamo voluto attribuire ad ogni singola vocale la funzione di “talismano sonoro”. Ai talismani infatti vengono riconosciuti due diversi poteri: uno propiziatorio e uno di protezione. E sono proprio queste le due funzioni svolte dalle vocali all’interno del nostro laboratorio di scrittura. Propiziare e proteggere l’atto poetico.   Fabrizio De André amava ricordare che fino a diciotto anni tutti sono in grado di scrivere poesie. Per esperienza personale non posso che condividere questo pensiero. È altrettanto vero però che non tutti gli adolescenti riescono ad abbandonarsi in modo naturale alla scrittura. Molto spesso, quando i ragazzi vengono invitati a scrivere in versi, intervengono fattori inibitori e retaggi negativi che impediscono a molti di loro di abbandonarsi alla gratuità dell’atto poetico.

Per scongiurare questi rischi gli autori di questo omaggio ad Arthur Rimbaud si sono aiutati chiudendo gli occhi e intonando tutti insieme il mantra delle vocali proprio nel momento effettivo della scrittura. Questa condizione di lavoro così inusuale ha innanzitutto contribuito a destrutturare l’atmosfera tradizionale della classe, evocando un’idea di gioco e di benevola follia. La pronuncia di un mantra durante il processo creativo ha inoltre distolto l’attenzione dei ragazzi da quella che poteva essere la percezione dei propri limiti, veri o presunti che fossero. Chiudere gli occhi rinunciando alla visione quotidiana ha invece accentuato le facoltà dell’immaginazione e ha comportato un atto di fiducia nella realtà circostante che per molti allievi non era affatto scontato. In ultima analisi questa particolare tecnica di scrittura, che porta ad associare suoni e immagini in modo immediato, si configura nel suo stesso svolgersi come sinestesia in azione. La natura di ogni vocale è costituita da una componente grafica e da una sonora. I ragazzi hanno giocato con entrambe catturando per iscritto le immagini che scaturivano da questi dialoghi a occhi chiusi. La A per esempio può evocare cime di montagne, echi di risate, denti di squalo, becchi d’uccello, grida di dolore. Alla E possono corrispondere scale musicali, pettini, reticoli stradali, ironie, compiacimenti.  La I tende alla verticalità, ai suoni acuti, alla risata di testa, al collegamento fra spirito e materia. La U appartiene più di ogni altra al mondo degli animali. Per molteplici ragioni la O rimanda all’idea di eternità. Ma queste sono solo alcune possibili interpretazioni. Sulla scia di Rimbaud, i ragazzi hanno dimostrato che le immagini evocate da una vocale sono potenzialmente infinite.

Cinque vocali. Cinque sorelle. Come cinque divinità sonore preposte alla fondazione e alla tutela di una parte dell’universo immaginabile.  Cinque vocali è tutto quel che serve a un ragazzo per essere poeta.