5 studi

Gli anni dei primi studi, in cui impariamo a seguire il tempo; poi la scoperta dell’ascolto autonomo, disordinato, fino alla rottura mai definitiva con una pratica solo strumentale: è lo studio della musica nel tempo, nel suo distacco graduale dal corpo di chi suona, trasfigurata nei corpi e in mezzo ai corpi, metafora, ma anche oggetto di una filosofia dell’esperienza. 

Nei suoi “Études” pianistici, Fryderyk Chopin prendeva in esame di volta in volta una tecnica, un particolare uso della mano; negli “Studi d’esecuzione trascendentale”, Liszt abbandona questa prassi distributiva e mette alla prova il corpo nella sua interezza, scomponendolo in torsioni simultanee apparentemente incompatibili.
Con ‘5 Studi’ audiovisivi (La cosa estesa, L’Aruspice, Páthei Máthos, Fucina, In amore), Federico Orsini tenta diverse vie per porsi la stessa domanda: perché pensare la musica in termini di Corpo? Lo fa chiamando a raccolta le figure della sua esperienza musicale e filosofica, accompagnato da Francesco Elgorni, musicista poliedrico.
Nell’ordo amoris – Cartesio e Spinoza, Horowitz e Rostropovič, Bach e Liszt, Hegel e Dostoevskij.

 

  1. LA COSA ESTESA

Su che cosa si fonda la circolarità viziosa tra corpo e musica? Una prima risposta viene dal dispositivo tecnico della “misura” e dal modo in cui questa mette al mondo un oggetto del pensiero: il Corpo della musica – suppositio materialis o ‘fantoccio’ del senso comune, ‘cosa estesa’ che avvolge il musicista nelle sue spire. Motivi filosofici paradossali trovano riscontro nella (falsa) opposizione tra pianoforte e clavicembalo, tra musica misurata e musica “non misurata”, tra l’imperialismo occidentale e lo stereotipo di un’alterità inerme. 

  1. L’ARUSPICE 

Il musicista si è liberato dalla “misura”: è rimasto solo col proprio singolarissimo corpo; che cosa suona, che cosa interpreta? O meglio, chi è ora il ‘musicista’? È L’Aruspice: ciarlatano, sofista senza un vero oggetto di conoscenza. Il corpo – come il fegato, come il futuro – non si può “leggere”. Ma si muove, si soppesa; non gli resta che improvvisare e variarsi, farsi circolo, implementare la tecnica, cercando di rimandare all’infinito il momento del congedo.

  1. PATHEI MATHOS

Si può imparare da una sofferenza che è ogni volta nuova? o forse, non è sofferenza il sapere stesso che tutto è novità? Cosa insegna la musica? Il corpo del musicista tenta diverse vie per trovare riposo nella musica; attraverso il concerto, sottopone alla verifica intersoggettiva l’adeguatezza del suo rapporto con la musica: ma basterà per porre fine all’ambiguità del fatto musicale? Il deus ex machina è ancora il Corpo della musica, qui allegoria di un’esperienza di ‘conversione’ che interrompe la circolarità dell’esperienza.

  1. FUCINA

Nella pratica dell’auto-ascolto il musicista sperimenta la possibilità di farsi segno (dall’esterno) e trasformarsi (dall’interno): è questa l’esperienza che viene dallo ‘studio’, dove il corpo supera le sue contraddizioni senza cadere nella circolarità tra sé e la musica. Le due realtà infatti non sono più mediate da un terzo (la “misura”, il “concerto”) ma dalla stessa esperienza della loro unità nel tempo. La musica elettronica traduce questa esperienza di sintesi in cui prende forma un corpo che cresce, ma di cui conserviamo l’unità analitica originaria.

  1. IN AMORE 

Nell’amore siamo portati ad affermare l’esistenza dell’oggetto che amiamo. Ed è proprio in quanto oggetto d’amore che il Corpo della musica ci muove nella pratica dello studio, rinnovando ogni volta il desiderio di suonare. È un amore fatto di familiarità (Bach) e rottura della medesima familiarità (Liszt), di memoria soggettiva ma anche tempo come forma dell’esperienza possibile. Per amore, siamo disposti ad affermare qualunque negazione pur di affermare la musica.

 


Bibliografia essenziale –

Totalità e Infinito (1961), E. Lévinas 

Lezioni sulla Storia della filosofia (1825-1826), G.W.F. Hegel 

L’uomo, la macchina, l’automa: lavoro e conoscenza tra futuro prossimo e passato remoto (2009), C. Sini

Saggio su una nuova teoria della visione (1709), G. Berkeley

Etica (1677), Spinoza 

Archivio Spinoza (2005), C. Sini

I fratelli Karamazov (1880), F. Dostoevskij 

La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale (1936), E. Husserl 

Il seminario, Libro I (1953-1954), J. Lacan 

Fenomenologia dello Spirito (1807), G.W.F. Hegel